Rientrati in Italia ormai da due settimane, già immersi a pieno ritmo nella routine quotidiana, il pensiero torna al Villaggio della Speranza.
Non con l’amarezza di chi pensa alle vacanze già concluse, ma con la gioia di chi sa che di questa esperienza rimarrà per sempre un segno tangibile: la chiesa e il campanile che abbiamo costruito sono la prova che abbiamo impiegato bene il nostro tempo.
La fatica è già stata dimenticata, il ricordo più vivo è il suono delle campane e dei canti durante la messa.
Le nostre giornate cominciavano con il saluto dei bambini che arrivava dal buio dietro le finestre delle casette del Villaggio: il più bel “buongiorno” che potessimo desiserare!
Ci aspettavano dieci ore di lavoro, chi in cantiere, chi in cucina, chi alla macchina da cucire.
Eppure si trovava sempre il tempo di andare al dispensario a dare una mano a dar da mangiare ai bimbi più piccoli, o a scuola per dare lezioni di chitarra o fare una partitella a calcio!
Tutta l’energia ci è stata restituita dalle parole e dalle lacrime di gioia di Don Vincenzo e Suor Rosaria, quando ci hanno salutati con l’ultima messa prima di partire.
E adesso che siamo qui, tornati al solito lavoro, ci rendiamo conto che non è proprio tutto come prima, qualcosa è cambiato, o forse a noi sembra così perchè abbiamo un nuovo punto di vista: l’esperienza fatta ci fa vedere le cose in modo diverso e i problemi quotidiani si ridimensionano.
Abbiamo dato tanto, ma ci abbiamo guadagnato in termini di maturità e coscienza.
Adesso pensiamo alle attività da svolgere qui in Italia, sostanzialmente raccolta di fondi, sicuri che l’amicizia rinnovatasi grazie a questo campo di lavoro permetterà al Gruppo di continuare per la sua strada e nella speranza che questa nostra testimonianza serva ad invogliare i giovani a dedicarsi di più al volontariato!
Luisa e Mirko